La Supella longipalpa, una piccola blatta introdotta in Italia
La Supella longipalpa è una piccola blatta caratterizzata da una particolare colorazione tanto che nei paesi anglosassoni è nota con il nome di brown-banded cockroach, lo scarafaggio fasciato marrone.
In Italia invece è nota come blatta dei mobili. È stata segnalata per la prima volta in Italia nel 1977 a Genova e successivamente, nel 1979, a Torino.
Rispetto ad altre blatte la Supella longipalpa è di dimensioni ridotte: il maschio misura 1,3-1,5 cm, mentre la femmina è un po’ più piccola (circa 1 cm) con l’addome più largo rispetto a quello del maschio.
La blatta dei mobili predilige ambienti caldi e, a differenza di altre specie, tollera bassi livelli di umidità, per cui negli appartamenti può infestare qualsiasi stanza. Preferisce aggregarsi con altri individui della stessa specie colonizzando superfici a una certa altezza, come il retro di quadri, mensole, pensili, scaffali e i controsoffitti.
Spesso per le sue dimensioni viene confusa con Blattella germanica, ma ha un potenziale di riproduzione minore rispetto a quest’ultima.
Il controllo di questa specie presuppone una corretta identificazione poiché si tratta di una blatta con comportamenti particolari. A questo scopo, è buona norma attuare prima azioni di prevenzione e poi monitoraggio e lotta. Un’accurata pulizia dei locali, infatti, è la base per poter impostare degli efficaci piani di controllo, così come è necessario prestare molta attenzione all’introduzione nei locali di materiali che possono risultare vettori di un’infestazione.
I trattamenti di controllo di Supella longipalpa possono essere effettuati ricorrendo all’impiego di gel specifici per blatte o impiegando formulati liquidi a effetto snidante e residuale nelle zone e sulle superfici interessate dall’infestazione.
E’ opportuno ricordare che è sempre necessaria una seconda visita (dopo circa 15-20 giorni) sia per verificare l’esito del primo trattamento, sia per effettuarne un secondo contro gli individui giovani (neanidi e ninfe) che nel frattempo sono fuoriuscite dalle ooteche deposte.
Ragni infestanti nelle case: in Italia ci sono specie pericolose?
I ragni, soprattutto nelle abitazioni di campagna, sono presenti in maniera più o meno numerosa a seconda della stagione; in genere non sono particolarmente tollerati ma ci si convive.
In Italia ci sono specie molto comuni che non rappresentano alcun pericolo: la grande Tegenaria domestica (ragno delle case) dalle lunghe zampe un po’ pelose, piuttosto impressionante e sgradita anche per le notevoli ragnatele, o i comuni ragni del genere Pholcus (ragni ballerini) di dimensioni più modeste, che pure fanno ragnatele su muri, finestre ecc.
Negli ultimi anni si è parlato abbastanza spesso di specie velenose. In Italia non sono presenti ragni che possono provocare la morte con le loro punture, tuttavia alcune specie possono causare problemi di salute, in alcuni casi anche seri.
Alcune specie, come Latrodectus tredecimguttatus, chiamato comunemente malmignatta o vedova nera mediterranea, ad esempio, possono essere molto pericolosi per bambini e adulti già gravemente debilitati. Come si può intuire dal nome, la vedova nera mediterranea vive nelle aree caratterizzate dalla macchia mediterranea, dove è possibile trovare individui tra i sassi, nei muretti, ma raramente all’interno delle abitazioni.
Anche il ragno violino, Loxosceles rufescens, così chiamato per una macchia sul corpo che assomiglia vagamente allo strumento musicale, pur non essendo un ragno aggressivo, se viene disturbato o ‘schiacciato’ potrebbe reagire pungendo. Ha attività notturna e può essere rinvenuto in case di vecchia costruzione, in ambienti poco frequentati e freschi, in particolare nelle stanze buie come gli scantinati. In alcuni casi frequenta anche l’ambiente esterno dell’abitazione. La puntura si riconosce poiché lascia sulla pelle due puntini ravvicinati, avendo un apparato per l’iniezione del veleno a “pinzetta”.
Anche il ragno palombaro e il ragno di palude (Argyroneta aquatica e Larinioides sp.) potrebbero mordere e causare qualche problema, ma vivendo in ambienti acquatici è poco probabile essere punti. In ogni caso, specie per quelle persone con predisposizione ad allergie, è bene indossare i guanti e coprirsi le braccia quando si fanno lavori in giardino oppure si passeggia sulle sponde di bacini d’acqua dove si potrebbero fare “brutti incontri”.
In presenza di ragni, sono rari i casi in cui si rendano necessari interventi di disinfestazione. In presenza di popolazioni molto numerose è possibile ricorrere all’impiego di un prodotto chimico ad effetto fortemente abbattente (Piretrine o Tetrametrina). Anche un’accurata operazione di pulizia è fondamentale, possibilmente utilizzando dei potenti aspiratori così da risucchiare le uova dalle zone più nascoste dove gli individui possono trovare rifugio. In ambienti esterni non delimitati risulta notevolmente difficile e praticamente inutile intervenire.
Infestanti del cambio stagione: le tarme della lana
Tineola bisselliella è nota col nome comune di “tarma chiara dei panni”, a causa del colore marroncino chiaro uniforme. Gli adulti appaiono in aprile-maggio e le femmine, dopo essersi accoppiate, depongono sul substrato una cinquantina di uova. Questa specie può compiere un ciclo completo in circa due mesi in ambiente molto favorevole, vale a dire con una temperatura di 25-28°C e umidità relativa del 75%. In condizioni totalmente sfavorevoli, la durata dello stadio larvale può arrivare fino a 4 anni.
Nelle abitazioni, riscaldate nei mesi invernali, le larve non bloccano il loro sviluppo e proseguono la loro attività trofica ai danni di manufatti realizzati con materiale di origine animale quali la lana, la seta, le pellicce. Pertanto risultano a rischio di infestazione: indumenti, tappeti, coperte, arazzi, cuscini, materassi, pellicce.
L’attività delle larve comporta erosioni o fori più o meno irregolari nei materiali attaccati. Quando attaccano pellicce, le larve erodono la base dei peli portandoli al distaccamento completo, determinando così aree spoglie più o meno estese a seconda dell’entità dell’infestazione. In genere il danno è estetico in quanto difficilmente si sviluppano infestazioni molto grandi, ma ovviamente è sufficiente un buchino per rovinare il proprio maglione di lana preferito.
Una volta giunte a maturità, le larve abbandonano il substrato alimentare per cercare un luogo adatto nei muri o in crepe di mobili, ove annidarsi e trasformarsi in adulto.
È una buona pratica, prima di riporre indumenti, coperte, tappeti, ricorrere alla loro pulizia mediante lavaggio anche a secco oppure spazzolatura ed esposizione al sole seguita dall’imballaggio in sacchetti di plastica perfettamente chiusi. Questo consente di proteggere i materiali da eventuali attacchi. Si possono utilizzare prodotti antitarme naturali come repellenti, che emanano un aroma sgradito alla Tineola.
In caso di infestazioni, invece, si consiglia di effettuare un’accurata pulizia e intervenire con mezzi chimici utilizzando sostanze a bassa tossicità per l’uomo, quali ad esempio piretroidi, per il trattamento degli ambienti infestati.
È consigliabile anche effettuare azioni di monitoraggio mediante gli appositi cartoncini collanti innescati con sostanze attrattive, i feromoni.
Stop agli scarafaggi
Da Basf un programma efficace per risolvere le infestazioni da scarafaggi più problematiche
In caso di infestazioni da Blattella germanica particolarmente persistenti, è necessario ricorrere a un approccio onnicomprensivo. Un costoso trattamento a tappeto non è necessariamente l’approccio corretto. Un programma di disinfestazione mirato e sistematico a base di esche in gel di alta qualità abbinato al monitoraggio continuo è la soluzione più adeguata; il programma può durare anche diverse settimane e la collaborazione degli inquilini (o dipendenti) e del personale di pulizia è fondamentale.
Quella che riportiamo di seguito è l’esperienza dei disinfestatori britannici Paul Keyworth, di Reliable Pest Control, e Mark Sheldon, di Integrated Pest Solutions, che lo scorso anno hanno unito le loro forze e le loro risorse, assieme al personale di un ristorante con 300 coperti dell’area di Manchester, per debellare una grande infestazione di scarafaggi che numerose imprese di disinfestazione non erano riuscite ad estirpare.
“Non penso di aver mai visto così tanti scarafaggi in vita mia”, ricorda Paul Keyworth. “Ce n’erano centinaia, ovunque. E non solo in cucina e dietro il bancone del bar. I clienti scattavano perfino foto da postare su Trip Advisor! Diverse imprese non erano riuscite a debellare l’infestazione – da operatori a basso costo che applicavano insetticida spray e in polvere settimanalmente, a grandi società che avevano chiesto 2.500 sterline per un singolo intervento di disinfestazione -. Il motivo del fallimento era semplice: non erano riusciti a colpire l’infestazione alla radice, anche a causa del grande numero di mobili fissi e arredi, senza parlare poi delle pareti e dei soffitti”.
I due disinfestatori hanno optato per un programma di trattamenti intensivo “fuori orario” con la collaborazione del personale di pulizia a partire dalle 6 di ogni mattina, dal venerdì al lunedì. La stretta collaborazione con gli addetti alle pulizie e il personale del bar ha consentito di spostare tutte le attrezzature e, ove necessario, smontarle in parte per ispezionarle e procedere con il trattamento.
“Il personale e gli addetti alle pulizie hanno spostato le apparecchiature, consentendoci di applicare un aerosol piretroide in ogni possibile rifugio. Dopo la rimozione, abbiamo eliminato attentamente ogni residuo di spray e quindi applicato Goliath® Gel in numerosi punti di adescamento. Non è il prodotto più economico sul mercato, ma entrambi abbiamo potuto constatare la sua efficacia ed affidabilità di lunga durata. E se lo si applica con la giusta precisione, è necessaria una quantità inferiore rispetto alle altre esche in gel in commercio, quindi nel lungo termine è più conveniente degli altri gel”.
La parte finale del programma di disinfestazione ha comportato l’attento posizionamento di trappole a colla nelle zone maggiormente infestate per monitorare il livello dei parassiti.
Sebbene il personale del ristorante abbia notato un notevole miglioramento nell’infestazione nelle prime due settimane, le trappole di monitoraggio continuavano a indicare un problema di fondo. Paul e Mark hanno potuto ridurre le loro visite ad una per settimana, e poi ogni due settimane, già dopo due mesi di trattamento. “Il ristorante si trova in un condominio con appartamenti ai piani superiori e con almeno altri due ristoranti nelle vicinanze”, spiega Paul Keyworth. “I controsoffitti e le condutture rendono inevitabile la reinfestazione nelle aree al di fuori del nostro controllo. Quindi non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo intervenire con tempestività per prevenire una nuova infestazione. È solo una questione di conoscere bene l’insetto da eliminare e di ricorrere al programma di disinfestazione più efficace. L’adescamento tramite gel si è rivelato estremamente efficace e non abbiamo dovuto usare più di cinque cartucce di Goliath® Gel per tutto il lavoro effettuato fino ad oggi. Le trappole a colla ci sono costate di più del gel. Oltre ad utilizzare l’esca più affidabile e ad azione più rapida, è importante prendersi il tempo necessario ed applicarsi costantemente per portare a termine il lavoro di disinfestazione, per il quale dobbiamo essere molto di più di semplici tecnici”.
“Ora, i proprietari del ristorante si fidano nuovamente dei disinfestatori; abbiamo dimostrato loro che una soluzione rapida non è sempre la più idonea e che non bisogna aspettare troppo a lungo prima di chiedere aiuto alle persone giuste”, conclude Mark Sheldon.
Goliath® Gel è un marchio registrato di BASF.
Goliath® Gel contiene lo 0,05% di Fipronil.
Usare i biocidi con cautela.
Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. www.pestcontrol.basf.it
La Commissione Europea ha aggiornato le linee guida sugli HACCP
La Commissione Europea ha aggiornato le linee guida sugli HACCP.
Accolti i suggerimenti provenienti da più Stati Membri circa un migliore orientamento nella analisi dei rischi nel trattamento degli alimenti
L’HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points, letteralmente «Analisi dei rischi e punti critici di controllo») è un sistema di autocontrollo igienico che previene i pericoli di contaminazione alimentare. L’obiettivo principale dell’HACCP è garantire la sicurezza degli alimenti in tutte le fasi della catena alimentare, dalla produzione primaria alla distribuzione.
Il regolamento CE 852/2004 stabilisce che tutte le aziende del settore alimentare devono adottare il manuale HACCP.
I principi dell’Analisi dei pericoli e punti critici di controllo sono presenti in tutta una serie di strumenti legislativi europei relativi agli alimenti e ai mangimi che fanno obbligo agli operatori del settore degli alimenti e dei mangimi di porre in atto, attuare e mantenere un sistema permanente di gestione della sicurezza basato sui principi HACCP.
L’approccio HACCP ha una base scientifica ed è sistematico, identifica i pericoli specifici e le misure per il loro controllo al fine di garantire la sicurezza degli alimenti. L’HACCP è uno strumento per stabilire un sistema di controllo imperniato sulla prevenzione piuttosto che affidarsi essenzialmente sulle verifiche del prodotto finito.
La responsabilità di verificare la conformità ai requisiti della legislazione dell’UE nei settori della sicurezza e qualità degli alimenti, oltre che della salute e del benessere degli animali e della salute delle piante nell’ambito dell’Unione europea, compresa la conformità al requisiti della UE in materia di importazione nei paesi terzi che esportano nell’Unione Europea, spetta all’Ufficio alimentare e veterinario (UAV) della direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare.
Dall’ultima “Relazione di sintesi sullo stato di attuazione del’HACCP nell’UE e possibilità di miglioramenti” redatta sulla base delle valutazioni dell’UAV, è emerso “un consenso generale sull’importanza e sui vantaggi di attuare sistemi di gestione della sicurezza degli alimenti e dei mangimi basati sui principi HACCP. L’esperienza generale che gli operatori del settore degli alimenti e dei mangimi hanno maturato nell’uso degli HACCP è stata complessivamente positiva, anche se sono state evocate alcune problematiche comuni. Le principali risultanze del progetto sono le seguenti:
• L’HACCP è essenziale per i sistemi di gestione della sicurezza alimentare.
• In tutti gli Stati membri si registra un livello ragionevole di attuazione di procedure basate sull’HACCP.
• I sistemi di controllo nazionali verificano l’attuazione dei sistemi basati sull’HACCP su base costante.
• I quadri nazionali per l’attuazione dei sistemi basati sull’HACCP variano tra e negli Stati membri, determinando incoerenze nell’interpretazione e nell’implementazione.
• Alcuni dei concetti chiave non sono sempre compresi, in particolare dalle piccole e medie imprese (PMI), e non sono applicati in modo coerente”.
Il concetto HACCP meno compreso, perciò applicato e valutato in modo incoerente all’interno di certi Stati membri è quello della flessibilità, in particolare nel settore dei mangimi.
La relazione riporta la domanda, espressa da più parti, di un migliore orientamento da parte della Commissione, basato anche su esempi, per quanto concerne i concetti chiave e in particolare:
• i prerequisiti,
• l’analisi dei pericoli,
• i punti critici di controllo,
• la verifica,
• la convalida,
• il monitoraggio,
• l’attuazione flessibile.
Appare evidente l’esigenza di ampliamento delle precedenti linee guida generali della Commissione Europea sullo sviluppo e sull’applicazione delle procedure basate sui principi del sistema HACCP del 2005.
Per soddisfare questa esigenza, sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea C 278/1 del 30 luglio 2016 è stata pubblicata la comunicazione della Commissione Europea relativa all’attuazione dei sistemi di gestione per la sicurezza alimentare riguardanti i programmi di prerequisiti (PRP) e le procedure basate sui principi del sistema HACCP, compresa l’agevolazione/la flessibilità in materia di attuazione in determinate imprese alimentari.
La comunicazione non si concentra esclusivamente sulle procedure basate sul sistema HACCP, ma vuole offrire un approccio più integrato che abbraccia sia i PRP sia il sistema HACCP nel quadro di un FSMS (sistema olistico di prevenzione, preparazione e attività di autocontrollo per la gestione della sicurezza e dell’igiene degli alimenti in un’impresa alimentare.), prevedendo la flessibilità per determinate aziende.
Scopo del documento è facilitare e armonizzare l’applicazione dei requisiti dell’UE in materia di PRP e di procedure basate sul sistema HACCP, offrendo orientamenti pratici:
• sul legame tra PRP e procedure basate sul sistema HACCP nel quadro di un FSMS;
• sull’applicazione dei PRP;
• sull’applicazione delle procedure (classiche) basate sul sistema HACCP;
• sulla flessibilità prevista dalla normativa dell’UE per determinati stabilimenti del settore alimentare con riguardo all’applicazione dei PRP e delle procedure basate sui principi del sistema HACCP.
Legami tra FSMS, PRP, GHP, GMP e sistema HACCP
Dal documento della Commissione Europea:
“Un FSMS andrebbe considerato come uno strumento pratico per controllare l’ambiente e il processo di produzione alimentare e garantire che i prodotti siano sicuri. Esso comprende:
• le corrette prassi igieniche (GHP, ad esempio pulizia e disinfezione adeguate, igiene personale) e le buone prassi di fabbricazione (GMP, ad esempio dosaggio corretto degli ingredienti, temperatura di trasformazione adeguata), denominate nel loro insieme PRP [attuazione dell’articolo 4 e degli allegati I e II del regolamento (CE) n. 852/2004, nonché disposizioni specifiche per prodotto di cui all’allegato III del regolamento (CE) n. 853/2004]. Nell’allegato I del presente documento sono forniti orientamenti generali al riguardo;
• le procedure basate sul sistema HACCP [attuazione dell’articolo 5 del regolamento (CE) n. 852/2004].
• altre politiche di gestione e comunicazione interattiva per garantire la rintracciabilità e sistemi di richiamo efficienti [applicazione delle procedure di cui al regolamento (CE) n. 178/2002]. Orientamenti in merito a queste procedure sono pubblicati in documenti distinti (2) e non verranno esaminati ulteriormente in questa sede.
Il legame tra i diversi elementi di un FSMS è illustrato nella figura 1.
Programmi di prerequisiti (PRP)
Ciascun OSA dovrebbe applicare i programmi di prerequisiti come parte dell’FSMS; essi comprendono, tra le altre corrette prassi operative, le corrette prassi igieniche (GHP) e le buone prassi di fabbricazione (GMP). L’igiene e la sicurezza degli alimenti sono il risultato dell’applicazione, da parte delle imprese alimentari, di programmi di prerequisiti (PRP) e di procedure basate sul sistema HACCP. I PRP costituiscono la base su cui poggia un’efficace applicazione del sistema HACCP e andrebbero attuati prima di della realizzazione di qualsiasi procedura basata su tale sistema. Le imprese alimentari devono sempre disporre dei PRP, anche a livello di produzione primaria. Tali programmi comprendono le condizioni e le misure necessarie per garantire la sicurezza e la sostenibilità degli alimenti a tutti gli stadi della filiera alimentare (3). È stato elaborato un ampio elenco di manuali settoriali di corretta prassi igienica (si veda la sezione 5 del documento principale). L’OSA dovrebbe descrivere i PRP applicati, che devono essere commisurati alle dimensioni e alla natura dello stabilimento e comprendere un elenco della persona o delle persone responsabili. Tra i PRP elencati nel documento della Commissione Europea, riportiamo quelli inerenti la pulizia, la disinfezione e la disinfestazione.
Pulizia e disinfezione
a) È opportuno rispondere alle seguenti domande: che tipo di pulizia? Quando? Come?
b) Le fasi usuali dovrebbero essere: eliminazione della sporcizia visibile pulizia risciacquo disinfezione risciacquo.
c) I prodotti e l’approccio da adottare per le attrezzature di pulizia dovrebbero essere diversi tra zone poco contaminate e zone altamente contaminate.
d) Per la pulizia andrebbe utilizzata per quanto possibile acqua calda.
e) Dovrebbero essere disponibili informazioni tecniche relativamente ai detergenti e agli agenti di disinfezione (ad esempio componente attivo, tempo di contatto, concentrazione).
f) Per il controllo delle attività di disinfezione dovrebbero essere utilizzati verifiche visive della pulizia e campionamenti a fini analitici (ad esempio hygienogram).
Lotta contro gli animali infestanti: l’importanza della prevenzione
a) I muri esterni dovrebbero essere privi di crepe o fessure, le zone circostanti curate e pulite e le aree per la pulizia accessibili.
b) Le finestre andrebbero provviste di zanzariere.
c) Le porte andrebbero tenute chiuse, tranne durante le operazioni di carico e/o di scarico.
d) Le attrezzature e i locali inutilizzati dovrebbero essere puliti.
e) La presenza di eventuali pozze di acqua interne andrebbe eliminata immediatamente.
f) Dovrebbe essere disponibile un programma di lotta contro gli animali infestanti:
i. andrebbe valutata l’opportunità di disporre un numero adeguato di esche e di trappole in modo strategico (all’interno/all’esterno);
ii. il programma dovrebbe comprendere roditori e animali infestanti che strisciano, camminano o volano;
iii. gli animali infestanti e gli insetti morti andrebbero rimossi frequentemente per garantire che non vi sia alcuna possibilità di contatto con gli alimenti;
iv. qualora si tratti di problema ricorrente ne andrebbe accertata la causa;
v. i pesticidi andrebbero immagazzinati e utilizzati in modo tale che non vi sia possibilità di contatto con alimenti, materiale da imballaggio, attrezzature ecc.
L’orientamento della Commissione Europea è ampio e articolato e fornisce anche esempi concreti di applicazione, che riportiamo nei box.
Chi volesse esaminare l’intero documento, scritto in maniera chiara e comprensibile, lo troverà sul sito eur-lex.europa.eu › EUROPA › EU law and publications › EUR-Lex
Esempio di un’analisi dei pericoli – Procedura di valutazione (semi quantitativa) del rischio
(Esempio basato sui seguenti documenti: «Risk characterisation of microbiological hazards in food» e «Quality management systems in the food industry», FAO/OMS).
Il livello di rischio è definito in funzione della gravità o dell’effetto del pericolo in rapporto alla probabilità che quest’ultimo possa verificarsi nel prodotto finale se le misure (specifiche) di controllo considerate sono assenti o carenti, tenendo conto delle fasi successive del processo in cui è possibile procedere a un’eliminazione o una riduzione a livelli accettabili, nonché dei PRP già attuati correttamente.